novembre 24, 2008

Canadian Dreams

Che risveglio felice stamattina, non ci potevo credere... la neve!!
Erano diversi anni che non ne vedevo così tanta!
Il silenzio surreale che accompagna queste giornate è stupendo.
Tutto ti giunge ovattato, lontano, l'aria è fredda ma non troppo e sembra che voglia abbracciarti. O forse la mia immaginazione è così grande che ero io a sognare dei caldi abbracci...
Sono appositamente uscita per godermi un po' di paesaggio e con un sorriso ebete sulla faccia sognavo di essere ben lontana dall'Italia.
Mi sono coccolata nel dolce pensiero dell'Ontario, chissà se mai un giorno riuscirò a realizzare questo sogno.





novembre 20, 2008

Part_04

I ricordi di questo viaggio continuano a regalarmi un sacco di calore e sorrisi!
E' stato un'emozione unica dall'inizio alla fine.
Non mi sento radicalmente cambiata ora, come tanti dicono al ritorno da un'esperienza così, ma mi ha saputo regalare emozioni e sensazioni che non provavo da tempo.
Solo a parlarne sento il cuore che mi si scalda.
E' stato molto toccante, gli abitanti di quelle terre, che sembrano abbandonate da Dio, fanno veramente tristezza, nonostante abbiano una forza d'animo maggiore della nostra.
Il lavoro che abbiamo svolto non è stato poi così difficile, eri così concentrato che il tempo volava. La difficoltà maggiore è stata gestire la vita in quei 10 giorni nel deserto dopo le 4 del pomeriggio.
Alle 4 il sole iniziava a scendere e noi dovevano tornare al campo. Da li iniziavano le difficoltà... il solo ritornare in auto dava il tempo al tuo cervello di mettersi in moto e iniziare a elaborare le cose viste durante il giorno e ripensare alla tua realtà quotidiana. I pensieri facevano a botte ovviamente e le domande ti tormentano. Non so spiegare cosa provavo realmente in quei momenti.
Certamente quando è arrivato l'ultimo giorno e il momento di rimettersi in viaggio non volevo crederci. Ero tranquilla, ma allo stesso tempo dentro di me mi sentivo triste, mi guardavo intorno frastornata.
La pelle bruciata dal sole, i sorrisi dei bimbi, i vestiti sporchi, le mani che non sono mai abbastanza pulite... mi ricordo benissimo il fastidio che provavo i primi giorni... e ora ero perfettamente a mio agio in quel posto, tutto era entrato nella mia normalità e stavo bene, ma era arrivato il momento di cambiare nuovamente! Tutto si ricompone per la vita che vivi realmente.
Le lacrime all'aeroporto sono irrefrenabili... troppe emozioni, troppi ricordi.
Ho ricevuto talmente tanto affetto da non essermi mai sentita sola, nonostante la tristezza si sia spesso impadronita del mio cuore.
Porterò per sempre questa esperienza dentro di me, dove poterla sempre ritrovare e spero che il tempo non affievolista questo calore che sa trasmettere.

novembre 10, 2008

Part_03

Ricordo lo stupore e l'amarezza quando ti trovi davanti a scene di vita strazianti.
Non ci si rende veramente conto di come queste povere persone riescono a vivere, se vivere è la parola adeguata...
Bambini che ti guardano con occhi che ti fanno mettere in ginocchio, sembrano sguardi di supplica e ti senti impotente perché è chiaro che avrebbero bisogno di qualsiasi cosa possa passare dalla mente. Qualsiasi cosa che per noi fa parte della vita normale... e ti senti inadatto nel tuo vestiti puliti e nelle tue scarpe.
Ti rimbocchi le maniche e ti metti al lavoro. E cosa succede?
Si arriva a sera distrutti, ma con il pensiero che non è ancora abbastanza e bisognerebbe fare di più.
I pensieri della vita a cui si è abituati si allontanano, ti senti sopraffare dal senso pratico della giornata e di come organizzare al meglio la successiva... e vedi le tue mani sempre troppo sporche di quella sabbia rossiccia che ti sta sempre addosso, come se fosse diventata una parte di te. Lo spirito è leggero, volenteroso di fare sempre meglio.
Sempre meglio per tutti questi bambini e queste persone che nonostante la miseria ti sanno regalare sempre un sorriso.


on the city
canon A1 + dia kodak ektachrome 100


novembre 07, 2008

Part_02

Oggi i ricordi fanno più male del solito, la mia mente ritorna continuamente a vivere quei 12 giorni passati in mezzo al nulla... sento il calore del deserto e della sabbia rossiccia, sabbia che è talmente sottile che sembra velluto, alle persone che ti accolgono con un calore mai visto pur non conoscendoti, al fresco della notte, agli splendidi tramonti e albe che ti fanno capire quanto sia bello il mondo. Mi mancano le cinque del pomeriggio, quando il sole scendeva e si creava un'atmosfera da sogno. La luce soffusa, allungava le ombre delle rocce e l'aria inizia a rinfrescare. Ti siedi e ammiri un tramonto, senti il silenzio avvolgerti come una coperta, ti rendi conto che i problemi quotidiani che tanto assillano le normali giornate forse non sono poi così insormontabili.
Nascono nella mente nuovi obiettivi, nuovi sogni da realizzare e nonostante tu sia circondato dal nulla senti che la terra attorno a te ti sa tramettere forza e voglia di andare avanti. Mi sono spesso chiesta se è questo il segreto dei poveri abitanti dei villaggi.
Vivono nella miseria eppure sono disposti a dividere con te le loro cose se fosse necessario, sempre con un sorriso, li vedi sempre attivi e non si arrendono mai.

last bus day
canon A1 + dia kodak ektachrome 100


novembre 06, 2008

Expédition Algeria/Niger

Part_01


Sono partita senza grandi conoscenze di cosa realmente mi aspettava, innocente e spaurita con la musica di "scusa se ti chiamo amore" nelle orecchie. Un po' adolescenziale ma tale mi sentivo. Mi chiedevo se era più una fuga dalla realtà l'aver accettato questo viaggio.
Il cuore che mi batteva fortissimo, gli sguardi di persone che non conoscevo addosso mi agitavano ancora di più.
Non so bene cosa mi abbia spinto ad accettare questa esperienza. Forse il periodo storto ha contribuito non poco. Troppi sogni infranti, troppe delusioni... la speranza di un punto e a capo.

Guardando fuori dal finestrino, viaggiando in direzione aeroporto, mi chiedevo se era la cosa giusta, e penso di essermelo chiesta almeno per i 3 giorni successivi.
Forse ho accettato per ripicca o per sfida personale cmq ormai ero in gioco, non potevo tornare indietro.
Parlavo pochissimo ma nella mia testa i pensieri non si fermavano, un continuo brulicare di scene, parole dette, cose fatte.
Infatti penso che a parte i convenevoli saluti con gli altri partecipanti non ho detto veramente una parola per tutto il viaggio.
Man mano che il tempo passava e l'arrivo era ormai imminente sentivo un richiamo inspiegabile verso questa terra poco conosciuta e dentro di me iniziava a materializzarsi l'idea dell'aiuto, anche se piccolo, che andavo a portare alle persone.
Era l'inizio...


sunset black
canon A1 + dia kodak ektachrome 100
(con tutto il rispetto per la vecchia A1, ma perché non ho usato la digitale?!)